A pensarci bene, l’opinione riconosciuta nel mondo, che il caffè sia strettamente legato all’Italia, pare una bizzarria.
La pianta del caffè, originaria dell’Etiopia, almeno nella sua varietà arabica, non cresce in Italia e trova il suo giusto habitat nelle zone tropicali.
Gli Italiani non sono nemmeno i più grandi consumatori di caffè. Parlando infatti di consumo pro capite la penisola usa poco più della metà del caffè bevuto dalle nazioni del Nord Europa.
Nella tabella si può vedere come anche diverse nazioni mediorientali abbiano consumi più alti di quelli italiani, anche se la maggior parte del consumo avviene con il metodo di estrazione Ibrik.
Ciononostante, un aspetto è innegabile: quando si parla di caffè, si parla di Italia. E molte parole, comunemente usate nel mondo, come: espresso, cappuccino, latte macchiato, sono parole italiane!
TUTTO PARTE DAL TRENO ESPRESSO
In realtà, l’inizio della leggenda del caffè italiano non parte dal prodotto, ma dalla tecnologia. Fino ai primi del ‘900 il caffè era preparato con metodi di infusione, come il sistema “alla turca” o la french press. Un sistema comodo e facile, ma non efficace ne veloce; e siamo tutti d’accordo che… la mattina abbiamo bisogno di caffeina!
Per questo si cominciarono a portare avanti diversi esperimenti per rendere l’estrazione più efficace. Si pensò per esempio di sfruttare la gravità, mettendo sopra una rudimentale macchina da caffè una grossa caldaia, in cui la quantità d’acqua “pesasse” sul caffè stesso rendendone più importante l’estrazione.
Sistema scomodo, che infatti non superò mai lo stadio di prototipo. A superare questo livello fu invece il metodo brevettato dal meccanico Luigi Bezzera, nel 1903. Questo sistema era basato sull’uso del vapore a pressione, che “premeva” un acqua molto calda sul caffè, rendendo l’estrazione più veloce e efficace. Leggi di più su questo argomento nel nostro articolo su: l’importanza della crema di un espresso!
Lentamente il metodo prese piede, sempre più locali cominciarono ad adottarlo e a proporre ai loro clienti il “caffè espresso” come veniva chiamato. Espresso perchè “pressato”? No, espresso come veloce, veloce come i treni italiani più veloci dell’epoca, chiamati appunto “espresso”. A rinforzare questo messaggio ci pensava anche la pubblicità, con uno storico manifesto in cui un signore prendeva al volo una tazza di caffè sporgendosi da un treno in corsa.
CON LA LEVA IL SUCCESSO INTERNAZIONALE
Il caffè espresso rimase però rinchiuso entro i confini italiani, e non ebbe successo all’estero.
A far diventare il caffè un prodotto italiano ci pensò invece un evoluzione di questo metodo: la macchina a leva.
Questo metodo non usava più il vapore come mezzo di estrazione, bensì un pistone che, manovrato da una leva, esercitava una pressione meccanica sull’acqua, spingendola attraverso il caffè. Con questo metodo la bevanda migliorava moltissimo, diventava più corposa, cremosa e, diminuendo la temperatura dell’acqua, meno amara; una vera rivoluzione!
Quello che è strano è che questa bevanda all’inizio non si chiamava nemmeno espresso, bensì “caffè crema” diventò espresso solo anni più tardi, quando soppiantò completamente il vecchio metodo, rubandogli anche il nome.
E’ con la macchina a leva che il caffè diventa, nel mondo, vero simbolo dell’Italia. Siamo infatti negli anni del dopoguerra, quando molti emigranti cercano fortuna fuggendo da un’Europa distrutta. Emigranti che portano con loro le nuove macchine da espresso e nomi destinati a diventare leggenda e vita quotidiana: espresso, cappuccino e…
LE PREPARAZIONI DELLA CAFFETTERIA ITALIANA
… E altre come latte e macchiato, perché moltissime sono le preparazioni italiane che hanno come base il caffè espresso. Alcune, poche, sono diventate famose nel mondo, molte altre rimangono godute in ambito locale, conosciute solo agli abitanti di certe zone di Italia. Fra questi…
- Marocchino: noto anche come mocaccino e nutellino, un mix di caffè, cioccolato e panna o latte montato. Da queste ricette base sono nate molte altre varianti moderne, come il caramellino o il nocciolino.
- Caffè shakerato: l’espresso dell’estate. Un espresso doppio shakerato con ghiaccio e (se richiesto) sciroppo di zucchero; una delizia ghiacciata e cremosa!
- Caffè leccese: Lecce si trova nel sud dell’Italia, dove d’estate fa caldo. Questa preparazione mette in un bicchiere tumbler caffè espresso, ghiaccio e latte di mandorla, una delizia!
- Cappuccino rovesciato: una bizzarria da Livorno, Toscana. Si monta il latte, si versa in tazza e si aggiunge poi l’espresso… tutto qui? A Livorno si “corregge” molto spesso con il rum…
- Capo in b: in alcune zone d’Italia nemmeno il cappuccino si chiama con il suo nome. A Trieste infatti il cappuccino si chiama “Capo in b”. Il caffè espresso poi, in questa città sul confine mitteleruopeo, viene definito “nero”.
ITALIAN BARISTA METHOD
Nomi e ricette non sempre conosciute all’estero, una ricchezza di novità che molte caffetterie fuori dall’Italia possono sfruttare, proporre nel loro menù e avere così un vero e importante vantaggio competitivo sulla concorrenza.
Proporli vuol dire però conoscerli bene, nelle ricette e nel servizio. A questo scopo è nato il Italian Barista Method, sistema di certificazione internazionale che si propone di far riscoprire a livello mondiale non solo le ricette del territorio e della tradizione italiana, ma anche l’approccio del barista italiano, basato su velocità, efficenza e capacità di relazione con il cliente.
Perchè il barista, è (anche) un attore!